Pettorali stropicciati
Sono molti gli atleti che tengono i pettorali delle proprie gare come memoria tangibile delle loro imprese.
Vengono catalogati in vari modi, in base alla prestazione, in base alla distanza corsa, o semplicemente in ordine cronologico.
La loro vista scatena ricordi, sensazioni e tante emozioni, emozioni che solo uno sport come l’atletica può regalare a chi lo pratica.

Tanti anni fa i pettorali erano una cosa ancor più particolare. Finita la gara gli organizzatori li richiedevano in cambio del pacco gara, i loro costi erano piuttosto alti e le manifestazioni cercavano di riciclarli parecchie volte prima di smaltirli come rifiuto
ingombrante, altro che ricordo da archiviare.
A volte ci si recava a fare gare in pista e il pettorale te lo portavi tu da casa. Ti sceglievi il numero e speravi di non trovare un altro atleta con lo stesso numero altrimenti uno dei due doveva piegare il pettorale occultando un numero e trasformandolo così in un altro aiutato dai giudici Fidal che avevano il compito di verificare l’assenza dei doppioni, ecco perché ancora oggi, in alcune manifestazioni, viene fatta l’appello pregara per la verifica dei pettorali.
Nella borsa ti tenevi sempre un mazzetto di pettorali, non si sa mai che un tuo amico si era dimenticato a casa il pettorale e lo si prestava volentieri.
Solo le grandi manifestazioni si potevano permettere di creare pettorali per una sola edizione, anche solo per il fatto che recavano stampati i loghi degli sponsor che cambiavano anno per anno.
C’era anche la questione del peso stesso dei pettorali.
In alcune manifestazioni i pettorali erano talmente grandi e fatti con un materiale pesante che sembrava di appendere un quadro, con tutta la cornice e pure il chiodo per fissarlo al muro, al petto e se pioveva la cosa diventava ancora peggio perché si inzuppavano e sentivi la tua canotta o maglietta che tirava sulle spalle per il peso.
Era bellissimo anche partecipare ad alcune manifestazioni nei campi, le famose campestri, dove alla consegna dei pettorali ti trovavi le macchie di palta dell’edizione precedente, i buchi delle spille appuntate dai prodi atleti degli scorsi anni.
Ricordo alcune edizioni della Stramilano Star, una mezza maratona su invito, con pochi iscritti e una lista partenti di caratura mondiale: questa gara aveva il pettorale di stoffa, non solo uno, ma due, uno da mettere come dorsale. Li avevo conservati tutti tanto che dopo alcune edizioni avevo pensato di farli cucire insieme e realizzare una tovaglia particolare.
Ora i pettorali sono leggerissimi, coloratissimi, alcuni hanno il chip inserito sul loro retro, sono personalizzati con il tuo nome e a volte anche il cognome. Il pubblico che ti vede passare può incitarti per nome e lo stimolo che ne scaturisce è immenso (Anche se a volte mi è capitato di pensare, “Ma chi è tutta questa gente che mi conosce e mi incita… aaaaaah ho il nome sul pettorale… che stupido”)
In questo caso nessuno potrà mai dire che il pettorale non è tuo, lo vedi ben stampato, anche se penso di non conoscere nessuno che si prenda il merito di una manifestazione che non ha fatto (Forse…)
In questo fine settimana il numero dei pettorali della raccolta è aumentato. 2 pettorali sono stati appuntati alla maglia su due distinte manifestazioni. Uno era ormai stropicciato, pieno di buchi per aver accompagnato le scarpette chiodate durante tutto il Campionato Brianzolo di Corsa Campestre, l’ennesimo Campionato portato a termine.
L’altro, nuovo questa mattina, mi ha accompagnato per i Viali del Parco Sempione di Milano per un 10000 a tutta birra. Ora non mi resta che aspettare il prossimo pettorale da affiggere al petto, per avere un altro pezzo da archiviare e un’altra storia da raccontare.
Carlo