La prima volta non si scorda mai
Sono passati ormai più di 6 mesi, ma il ricordo di quella partenza è ancora vivido appena chiudo gli occhi e ripenso a quel momento.
L’agitazione genuina prima della partenza, quella che senti nella pancia, che ti scuote dal profondo, che vedi riflessa negli occhi degli atleti che sono attorno a te, più o meno accentuata a seconda che si è o no dei veterani.
Io non ero una veterana, anzi ero appena appena una rookie.
La mia prima mezza maratona.
Sono ancora giovane per gare più lunghe, quindi la mezza maratona è stata per me come la punta di una delle vette degli ottomila metri, un traguardo raggiunto dopo tanto allenamento e con immensa gioia.
È il 14 novembre 2021 a Crema e purtroppo, o per fortuna nel mio caso, è una giornata piovosa. Ho sempre preferito le giornate più fresche a quelle afose, quindi nonostante la pioggia, che comunque non da fastidio, le condizioni sono buone. Arrivo con tante speranze e un tempo preciso in testa: secondo le previsione fatte dal mio papà allenatore potrei concludere la mezza in un tempo attorno all’ora e 45 minuti o poco sopra. Appena arrivati bisogna ritirare il pettorale e così si inizia pian piano ad entrare nel vivo dello spirito competitivo: ci si mette in fila e guardandomi intorno comincio a farmi un’idea di chi mi troverò accanto a correre, o forse chi so già che vedrò solo di schiena o addirittura direttamente sul podio. Osservo come ognuno si prepara per la gara: c’è chi è molto rilassato e parla giovialmente con tutti, chi è più riservato e cerca di concentrarsi in solitudine, chi è in ritardo e deve fare tutto di fretta.
Appena ritirato il pettorale ci si cambia per un po’ di riscaldamento. Essendo il tempo leggermente incerto è una fase abbastanza delicata, non bisogna ne coprirsi troppo ne troppo poco: alla fine optiamo per una termica smanicata e la nostra insuperabile canotta sociale. 15 minuti di riscaldamento poi tutti in fila per la partenza.
Arriviamo in centro così da posizionarci per partire: si lascia la maglia lunga che ci ha tenuti al caldo fino ad ora e si sfodera il pettorale; bacio alla mamma che non gareggia e si entra nei cancelli per la partenza; ultimi saluti con i compagni di squadra Barbara, Fausto, Carmine e Primo e bacio al papà che mi da gli ultimi consigli prima di infilarsi nelle prime file tra tutti gli altri. È il momento di concentrazione più profonda: chiudo gli occhi, chino la testa e mi ripeto il tempo a cui aspiro e tutto ciò che devo fare per poter ottenere questo risultato.
Pochi secondi e ci siamo. Sento lo sparo e partiamo. La massa inizia a muoversi prima lentamente poi sempre più rapidamente mentre io riesco a trovare un corridoio dove correre senza inciampare e senza dar fastidio agli altri atleti. Devo combattere con le lacrime che sono sorte allo sparo di partenza: lacrime di gioia, di commozione e divertimento allo stesso tempo. La prima curva è verso destra e dopo di che la strada si allarga e la massa si dirada: da qui bisogna iniziare a regolarsi per portare a termine la gara.
Il bello delle gare lunghe è che durante il percorso puoi goderti a pieno il paesaggio e si incontrano molte persone con cui puoi anche scambiare qualche parola di incoraggiamento, perché il ritmo non è come nelle gare corte che è subito molto veloce. Dai pochi commenti che sento ci sono persone di tutti i tipi: abitanti di città abituati a correre su percorsi in piano, senza neanche i cavalcavia che sono stati le uniche varianti alla pianura dei dintorni di Crema, gli zii con i nipoti che hanno deciso di condividere in modo diverso una domenica mattina, gli atleti solitari che si affiancano a chi ha un passo più tranquillo del loro e li incitano a dare il massimo.
Arrivata al primo ristoro mi stupisco del fatto che siano passati già 5 chilometri, quindi vuol dire che sto tenendo un passo adeguato, che non mi stanca eccessivamente e che comunque mi permette di procedere abbastanza spedita. Un sorso d’acqua dalla bottiglietta presa la ristoro per mantenersi idratata e cerco anche di fare canestro in un cestino: il basket non è il mio sport quindi, ovviamente, non faccio canestro, ma un signore li vicino mi incita e mi dice di non preoccuparsi che butterà lui la bottiglietta. Lo ringrazio e continuo. Il secondo ristorno arriva ancora più velocemente del primo e anche stavolta cerco qualcosa da bere. Attorno al 13 chilometro mi raggiunge un simpatico signore che mi fa i complimenti per il passo che sto tenendo: alla fine facciamo qualche chilometro insieme prima che lui aumenti il passo. Al quindicesimo mi concedo uno sguardo all’orologio per vedere il tempo a metà gara: 1 ora e 11 minuti, ma al momento non mi soffermo troppo a calcolare in quanto potrei concludere. Cerco di rimanere concentrata sul mio passo, sul respiro e sull’ambiente circostante. Attraversiamo paesini dove gli abitanti ci incitano come possono fino a che raggiungiamo nuovamente il centro di Crema, dove gli spettatori crescono notevolmente di numero e il pensiero fisso è quello che siamo alla fine, che manca poco e le mie condizioni sono ancora ottimali. Al cartello dell’ultimo chilometro non mi trattengo più perché so che posso dare tutto: aumento gradualmente il passo, mantenendo costante il respiro senza andare in affanno, supero un signore che incontrerò poi alla seconda mezza che farò a dicembre e che si ricorderà di me, con mio grande stupore, finché non vedo in lontananza l’arco di arrivo. So che papà è già arrivato e mi starà aspettando con la mamma e questo mi spinge ancora di più, perché non vedo l’ora di festeggiare con loro qualunque sia il risultato. Avvicinandomi ancora di più all’arrivo intravedo il display del tempo e la sorpresa è enorme: il tempo segna 1 ora e 38 minuti. Spalanco la bocca dalla sorpresa, alzo le mani alla testa per l’incredulità a arrivo finalmente sulla linea del traguardo fermando il cronometro con il tempo di 1 ora, 38 minuti e 58 secondi, più di 5 minuti in anticipo rispetto a quanto avevamo preventivato nelle settimane di preparazione.
Non riesco a fermare le lacrime di gioia e raggiungo mamma e papà abbastanza smarriti in quanto non mi aspettavano così presto.
La giornata è stata pazzesca e le emozioni sono ancora vivide nei ricordi. Ho un preciso punto di partenza ora, quindi non mi resta che continuare in modo da poter migliorare ancora e sorprendermi per le meraviglie che il nostro corpo riesce a fare con un po’ di allenamento, la buona volontà e delle persone accanto che credono in te fino in fondo.
Nadia